Martinetti e Adriano Olivetti
“Le stesse tradizioni naturali della bontà e della rettitudine sono tradizioni create dalla cultura collettiva[...] soltanto la cultura può svolgere quei germi di bontà naturale in modo da creare una vera personalità morale.”
Un’analoga sensibilità rispetto al ruolo che la cultura può svolgere nella società caratterizza la visione industriale di Adriano Olivetti, il quale aveva idee rivoluzionarie in relazione al sistema di fabbrica, proponendo la realizzazione di vere e proprie aziende-scuola, in cui coltivare la dimensione sociale e culturale dell’individuo. La sintesi biografica dell’industriale testimonia l’ambizioso progetto ora accennato.

Adriano Olivetti (1901-1960) è stato un imprenditore e intellettuale italiano, noto soprattutto per essere stato il fondatore e presidente dell'azienda di informatica Olivetti. Nato in una famiglia di imprenditori, Adriano Olivetti ereditò l'azienda di suo padre Camillo nel 1943 e la trasformò in un'impresa leader nel settore della produzione di macchine per scrivere e calcolatrici.
Oltre alla sua attività imprenditoriale, Olivetti si distinse anche per il suo impegno sociale e per la sua visione innovativa dell'impresa. Egli era convinto che le aziende dovessero avere una responsabilità sociale e contribuire allo sviluppo della comunità in cui operavano. Per questo motivo, mise in atto una serie di iniziative per migliorare le condizioni di lavoro dei suoi dipendenti, come ad esempio la creazione di mense, palestre e servizi di assistenza sanitaria.
Olivetti era anche un sostenitore dell'innovazione e della ricerca scientifica e tecnologica, e investì molte risorse nella creazione di un centro di ricerca all’interno dell’azienda.
Nel complesso, Adriano Olivetti è stato una figura di rilievo nella storia economica e sociale italiana nel Novecento, nota per il suo impegno nella creazione di un’impresa moderna e responsabile, che mettesse al centro della propria attività il benessere dei dipendenti, i diritti dei lavoratori senza intaccare la competitività della sua azienda in contesti internazionali, tanto da mettere in crisi la concorrenza americana

Il problema della formazione degli operai si accentua in Olivetti nel corso degli anni ’30, quando la rapida crescita dell’azienda e la complessità del processo produttivo aumentano la difficoltà di trovare nel territorio canavesano operai con un’adeguata preparazione tecnico-industriale.
Divenuto improponibile il vecchio modello che prevedeva di qualificare l’apprendista o il manovale comune affiancandolo a un operaio esperto, l’Olivetti comincia a pensare di organizzare in modo sistematico dei corsi interni di formazione. Nel 1935 viene costituito il Centro Formazione Meccanici, con lo scopo di qualificare e specializzare gli operai da destinare alle delicate operazioni di attrezzaggio.
In seguito il sistema della formazione si amplia, anche per colmare le carenze dell’istruzione pubblica di quel tempo: nel Canavese mancano le scuole tecniche superiori, la cultura industriale è carente, molti ragazzi abbandonano anzitempo la scuola dell’obbligo. Parallelamente Olivetti incentiva la formazione umanistica prevedendo la creazione di biblioteche e spazi di socializzazione per i dipendenti all’interno del complesso industriale
"Il termine utopia è la maniera più comoda per liquidare quello che non si ha voglia, capacità, o coraggio di fare. Un sogno sembra un sogno fino a quando non si comincia da qualche parte, solo allora diventa un proposito, cioè qualcosa di infinitamente più grande.”
Cit. Adriano Olivetti